lunedì 28 novembre 2011

Ama Dablam - La Madre con la Collana






E' una delle montagne più belle dell'Himalaya, se non la più bella davvero.
Quando si vede improvvisamente, dopo aver girato un angolo appena fuori dal villaggio di Namche Bazar, non si riesce a rimanere indifferenti davanti a tanta bellezza: è lì piantato in mezzo alla valle del Khumbu come qualcuno che ti aspetta a braccia aperte e non serve una passione maniacale per la scalata a far desiderare di posare i piedi sulla sua vetta che si avvicina ai 6.900 metri.
Salire sulla vetta del'Ama Dablam è stato per me uno dei momenti più belli della mia professione, la soddisfazione di aver condotto la nostra piccola spedizione al completo fino in cima è stata più gratificante del fatto di essere arrivato in vetta io stesso.
E' stato un viaggio bellissimo fin dall'inizio, con il trekking di acclimatamento effettuato tra le valli di Thame, Gokyo e Khumbu che ci ha portato in luoghi davvero suggestivi accompagnati da una meteo perfetta.





Dopo aver raggiunto Lukla con il volo seguito dal solito "suggestivo" atterraggio, abbiamo raggiunto Namche Bazar e quindi ci siamo diretti verso la valle di Thame dove abbiamo visitato il suggestivo monastero incstonato tra le rocce.


E poi finalmente un po' di solitudine, proseguendo verso lungden ed il Renjo-La, il primo dei due passi che valicheremo e dal quale possiamo allargare lo sguardo sull'Everest ed i laghi di Gokyo.
Una finestra straordinaria che ci accoglie con sole ed assenza di vento, così possiamo indugiare a lungo sul passo mangiando formaggio e frutta secca, immagazzinando nelle memorie delle nostre macchine fotografiche quello che i nostri occhi faticano a contenere.

E poi giù fino a Gokyo. 
Io due giorni fa, approffittando del giorno di mercato a Namche, ho comprato una mezza forma di formaggio, così appena raggiungiamo il lodge dove passeemo la notte spunta il coltello e la merenda prende il via, con un sapore che ricorda molto quelli di casa......
Sul Cho-La valichiamo per la seconda volta sopra i 5.000 metri e ci allughiamo nella valle del Khumbu in direzione del Campo Base, dove arriviamo il giorno seguente confrontandoci per la prima volta d vicino con l'obiettivo principale del nostro viaggio. Sono passati dieci giorni dalla partenza.





Qui al Campo Base finalizziamo l'acclimatamento e sistemiamo l'attrezzatura, poi la meteo ci regala ancora tempo perfetto anche se molto freddo e ventoso. Saliamo al Campo 1, quindi al Campo 2 e partendo di notte alle 10 di mattina finalmente mettiamo i nostri ramponi sulla neve della vetta dell'Ama Dablam !
Rimaniamo concentrati per la lunga e non banale discesa, che decidiamo di prolungare direttamente fino al Campo Base, con 2.200 metri in discesa che sono lunghi ma che ci permettono di dormire sull'accogliente fondo erboso dove sono montate le nostre tende.




E' andato tutto bene, impacchettiamo tutto per poi iniziare il trekking di rientro e le ultime foto mi piace dedicarle ancora ai luoghi ed ai volti incrociati durante queste giornate, volti senza i quali anche la vetta dell'Ama Dablam - la madre con la collana - non sarebbe stata così bella !!





So long . Mik




domenica 27 novembre 2011

Mustang : un viaggio a piedi nel Regno di Lo .

Il Mustang è vento, polvere, è un'infinita variazione di tutte le tonalià di ocra che si riescono ad immaginare. Gli orizzonti sono senza confini e dentro agli antichi Monasteri si possono ammirare opere d'arte di valore inestimabile per bellezza ed unicità.
Noi ci siamo spostato a piedi per due settimane in
questo territorio straordinario, partendo da Jomsom e raggiungendo la mitica capitale, la città murata di Lo Mathang, ritornado poi nuovamente al punto di partenza lungo un sentiero diverso, attraverso le montagne e lontando dalle porzioni di strada carrozzabile che stanno lentamente devastando il paesaggio.
Siamo scesi in un profondo canyon per visitare la caverna dove, la leggenda vuole si sia fermato a meditare a lungo il Santo Buddhista Guru Rinpoche, un luogo che unisce un certo misticismo ad un ambiente naturale selvaggio e remoto richiuso da alte pareti di roccia sorvolate da numerosi avvoltoi che costruiscono i loro nidi sulle zone più alte e strapiombanti.
Il Gompa di Ghar è un monastero del XV secolo che racchiude, nelle due piccole stanze che lo compongono, una preziosa serie di pietre scolpite e dipinte di rara bellezza e che vale veramente la pena di fermarsi a visitare. E' una stupefacente oasi di verde a 3.900 metri di quota in mezzo ad un altipiano di tera, roccia e polvere; gli fanno ombra degli spettacolari pioppi secolari.
L'incontro  più emozionante rimane sempre quello con la gente: a volte è diretto, si tenta di comunicare con sguardi, gesti e mozziconi di parole, altre volte rimane fatto di sguardi che penetrano e segnano più di un urlo. L'incontro con le genti è la parte essenziale di un viaggio che altrimenti rimane uno spostamento senza significato.






E poi ci sono le montagne, che dal Mustang si vedono un po' lontane, come dalla tribuna di un teatro: brillano del loro bianco d'alta quota che contrasta prepotente con i toni pastello del Regno di Lo.





Come succede sempre, alla fine di ogni viaggio, l'attimo di gioia legato al ritorno viene velocemente sopraffatto dai progetti della prossima partenza, della prossima meta che lentamente ma inesorabilmente prende forma dentro di me.

So long. Mik